2 April 2011

Noa's concert in Modena (Italy)



Usare la musica come strumento di riavvicinamento dei popoli, attraverso i punti in comune delle varie tradizioni sonore. E' una costante nel percorso di Noa, la cantante israeliana che con il nuovo album Noapolis rilegge il grande patrimonio della musica napoletana, con arrangiamenti allo stesso tempo rispettosi delle sonorità partenopee ma aperti a ibridazioni con sonorità jazz e mediorientali. Ne abbiamo parlate con l'artista.

Come spiegare la particolare bellezza della musica e del tipo di canto napoletano, che affascina ascoltatori e musicisti di tutto il mondo? "Non saprei cosa dire di preciso. La bellezza è lì, risalta in ogni nota. I compositori di questi brani immortali erano di rara bravura, i testi contengono grande poesia. I temi musicali, le idee che esprimono, sono profondi e risonanti. Parlano di immigranti che lasciano il porto alla ricerca di un futuro migliore, sono coscienti di lasciare una terra che forse non rivedranno mai più, ma senza rinunciare a cantare l'unicità dell'amore. Canzoni d'amore, dunque, piene di passione, sogni spezzati, nuove promesse. Canzoni su donne adorate, intrappolate, creature complesse e desiderate. In definitiva sono brani musicali che indagano la natura umana, per questo la musica napoletana appartiene a tutti noi".

Musica senza tempo, dunque.

"Sì, se non lo credessi non avrei mai fatto un album come Noapolis".

Video

Come ha scelto le canzoni da interpretare per inserirle nel nuovo disco?

"In modo molto intuitivo, usando la mente, le orecchie, il cuore. Io e Gil Dor, mio collaboratore da anni, abbiamo ascoltato molte canzoni, diverse delle quali scoperte da noi per la prima volta, a parte Torna a Surriento, che già adoravo. Ci siamo fidati delle emozioni che ogni canzone ci dava durante l'ascolto. Ma siamo stati aiutati anche dal Solis String Quintet, dal giornalista Federico Vacalepre e da Nando Coppeto, della Fondazione Murolo".

Napoli è una delle grandi porte aperte sul Mediterraneo. Quali sono, secondo lei, i punti di contatto tra la cultura italiana, la nordafricana e la mediorientale? "Gli immigranti, la passione, il caos, l'amore, la brutalità, il calore, l'ospitalità, infine la bellezza. Tutte queste cose sono comuni alle diverse culture. Siamo gente con una storia, spesso dolorosa, sempre ricca. Portiamo con noi il nostro passato ma senza lasciare che i momenti difficili ci impediscano di godere la vita. Attraverso la sofferenza si raggiunge una più profonda saggezza, ed è questo a rendere la vita meravigliosa".

Ci sarà un tour per presentare dal vivo Noapolis?

"Certo. Sarò sul palco con Gil Dor, il Solis String Quintet, senza dimenticare Gil Zohar on keyboards and Flute, and Gadi Seri on Percussion".


Dopo il successo di Genes and Jeans, presentato al Comunale nel 2008, Achinoam Nini, ovvero Noa, una delle artiste israe­liane più note a livello internazionale, torna a Modena con The Best of Noa, antologia dei successi dei suoi vent’anni di carriera.

Il suo stile unico nasce dall’incontro tra forti suggestioni americane degli anni Sessanta - da Paul Simon a Joni Mitchell e Leonard Cohen - le sue radici yemenite e l’influenza jazz, classica e rock di Gil Dor. Noa ha collaborato con formazioni classiche e si è esibita nei maggiori festival e sale da con­certo e in numerose tour­née in Europa, Stati Uniti, Canada, Brasile e Giappo­ne.

La sua carriera artistica l’ha vista in questi anni collaborare e duettare con artisti del calibro di Santana, Stewie Wonder, Joan Baez, Johnny Clegg. Nel settembre 2003 Noa ha eseguito L’isola della Luce, scritto per lei da Nicola Piovani. Nel maggio del 2004 ha preso parte all’evento We Are the Future organizzato da Quincy Jones a Roma. Il 2005 ha visto la partecipazione di Noa al Festival di Sanremo insieme al cantante e autore Carlo Fava, vincendo il Premio della Critica. Nel 2006 ha vinto il Premio Luigi Tenco come riconoscimento dei risul­tati ottenuti durante la sua carriera. Il Pre­sidente della Repubblica Giorgio Napolitano le ha as­segnato nel 2007 il riconoscimento di Cavaliere della Repub­blica Italiana.

A maggio 2009 ha partecipato insieme alla palestinese Mira Awad all’Eurovisione di Mosca, per poter inviare il suo messaggio di convivenza e di pace culminato nella realizzazione di un disco comune There Must Be Another Way. Nel marzo del 2011 è uscito per EGEA il suo nuovo album Noapolis un omaggio alla canzone napoletana d’autore, dalle villanelle del ‘400 a Roberto Murolo.



Noa, uno show da bis

modena

di Felicia Buonomo

Consiglia

MODENA. L'utilizzo di strumenti a corde, unito alle percussioni, non ha lasciato impassibile il pubblico del Teatro Comunale di Modena Luciano Pavarotti, giunto numeroso sabato sera ad acclamare la bellissima Noa, che esordisce con suoni gorgheggianti di orientale memoria. Al di là di qualche piccolo problema di respirazione canora iniziale, delizia la silhouette della cantante israeliana che nel proseguo sale di tonalità, sottoponendosi a rischi elevatissimi, così come vertiginosa si è rivelata la sua arte. Passando dall'asta del microfono alle percussioni, che suona con invidiabile maestria, inizia così il suo dialogo con il pubblico, al quale spiega l'amore per l'Italia e per Napoli, considerata «non solo una città, ma uno stato d'animo», prima di dare il via alla dolce melodia di Fenesta vascia. Dopo un'altra cantata storia del Sud, passa alla tradizione yemenita alla quale lei stessa appartiene, usando come percussione il suo stesso corpo. Non poteva mancare, in questo tributo partenopeo, anche l'omaggio al maestro del canto lirico geminiano, Luciano Pavarotti, che Noa racconta di aver ascoltato da piccola, grazie a sua madre, cantate provetta in Torna a Surriento. Ma è con Era de Maggio e successivamente con Tammurriata nera, che il concerto si è rivelato, con evidente apprezzamento, un vero e proprio tributo all'Italia del Sud, accompagnato, benché fossimo a Modena, da un sonoro applauso del Teatro al completo. Di notevole apprezzamento anche la parte dei bis che inizia con Smile (per la musica del noto compositore italiano Nicola Piovani), cantata insieme al pubblico, per proseguire con la coinvolgente Shalom- Salam. Ma l'attimo di più acuta arte canora viene toccato con l'ultima performance, dove Noa dipinge un affresco musicale penetrante sulle note (accompagnata dal solo chitarrista Gil Dor) di Ave Maria.

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